1944 ,Chicago, United States.  Carl è nel suo studio. Sa che tra poco riceverà una cliente, ma ha ancora 10 minuti. Sulla sua scrivania ci sono le pagine di un libro che sta scrivendo, e a fianco un libro che è già stato scritto anni fa.

Scuote la testa. Il silenzio intorno non tace i suoi pensieri. Non è d’accordo, non condivide. In quel libro scritto da uno dei fondatori della sua disciplina vede aspetti che non ama. “Paziente”, un termine che non usa mai. Lui pensa che esistano solo “clienti”, con la loro dignità, con le loro responsabilità, e non capacità ed energie per farcela da soli. Vanno solo guidati a trovare la forza che hanno dentro. Nessuna sudditanza ma un rapporto alla pari, di comunicazione, di aiuto, di scambio. È convinto che l’accoglienza incondizionata, l’ascolto empatico rendano più facile l’introspezione da parte del cliente, permettendogli di comprendere i propri bisogni e trovare le risorse per soddisfarli. Il cliente, accompagnato nel suo percorso, troverà le risposte ed aumenterà la propria autostima. Acquisirà così la forza ed il metodo per affrontare le sfide che la vita gli lancerà, e sarà in grado di superarle. Si. Sorride tra se. È così.

Deve scriverlo, deve ribadirlo. Queste linee di principio devono diventare un nuovo modello per aiutare le persone ad aiutarsi. Si appunta questa sua intenzione sul bordo della pagina del suo futuro libro. Ne ha già deciso il titolo: “Client-centered-Therapy”, la terapia centrata sul cliente,  la terapia non direttiva.

È certo che il suo contributo alla disciplina psicologica sarà importante… Toc, Toc. Bussano alla porta. Raccoglie i fogli, chiude il libro di Freud. Si alza dalla sua scomoda sedia e si dirige alla porta.  Apre e sorride. “Buon giorno Dottor Rogers”. “Buon giorno signora Williams, si accomodi!“. La signora Williams ha già capito. La signora Williams ha trovato le sue risposte. Oggi si dovrà congedare da lei. Un po’ gli dispiace. Hanno fatto un percorso insieme, ma ora è il momento che lei cammini da sola. “Desidera una caramella, signora Williams?”. “Dottor Rogers, lei è così gentile. Grazie. La prendo volentieri.”

Carl Rogers è il padre del counselling. La sua disciplina ha aiutato ed aiuta oggi migliaia di persone che non necessitano di una psicoterapia, perché affette da gravi turbe psichiche. Il suo orientamento guida oggi i Counsellor nell’aiuto dai propri clienti ad affrontare il disagio, la preoccupazione, il peso del passato e l’incertezza del futuro, fornendo loro gli strumenti. Strumenti che permettono di scoprire ed usare le proprie energie, la propria forza, le proprie competenze e superare le difficoltà.